(Catanzaro,
19 aprile 1936 – 24 gennaio 1997) ha vissuto
per 60 anni una vita semplice,
ordinaria, costretta a una forzata immobilità per una paralisi progressiva e
deformante di cui era affetta fin dalla nascita. È stata sempre su una
poltroncina o a letto in tutto dipendente dagli altri, ma a chi l’andava a
trovare regalava sempre un sorriso e parole di speranza, avendo trovato nella
fede il motivo per vivere con gioia anche la sua sofferenza. Viveva con
entusiasmo la sua appartenenza al Rinnovamento
nello Spirito e il suo apostolato di preghiera e di sofferenza offerta
per tutti, in particolare per i sofferenti e i peccatori. Pregava tanto,
soprattutto col rosario che teneva permanentemente legato alla sua mano, con
l’adorazione eucaristica, con la via crucis e la lettura della parola di Dio. Negli
ultimi tre anni ha collaborato con Federico Quaglini, allora conduttore
di Radio Maria, nella
trasmissione Il fratello e nella rubrica Beati gli ultimi. I
messaggi, che lei scriveva e poi leggeva il sabato notte a Radio Maria, sono
ancora oggi un vero tesoro di spiritualità e di mistica.
Nel messaggio di Pasqua 1995 Nuccia dice di sé:
Nella sua infinita misericordia e sapienza, il Signore ha preparato per
me un corpo debole, per il trionfo della sua potenza d’amore… Grazie alla croce
di Cristo, oggi posso affermare con l’apostolo Paolo “Non sono più io a vivere,
è Cristo che vive e opera in me”. Grazie alla croce, la mia vita,
apparentemente spezzata, sterile, vuota, ha pian piano acquistato significato.
Anche nella malattia, nella sofferenza, una creatura come me ha potuto e può
ancora rendersi utile, offrendo a Dio i meriti della sua croce, in unione a
quella di Cristo ed elevare preghiere di intercessione per la salvezza
dell’umanità. … Uniti a Cristo, è possibile perfino amare la croce e soffrire
con dignità, pronti a consegnarci nelle mani di Colui che, solo, sa trarre dal
dolore la gioia. Si, fratelli, la gioia nasce dal dolore, perché la gioia è
frutto della sofferenza, per cui gioia e dolore sono facce della stessa moneta:
la vita. Allora, coraggio, uniamoci tutti a Cristo e partecipiamo alla sua
sofferenza, mediante l’offerta di noi stessi. Ricordiamo che, se partecipiamo
alla sua morte, un dì saremo anche partecipi della sua gloria, perché non c’è
resurrezione senza morte. Nuccia.
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