ALBERTO
MICHELOTTI
(Genova, 14 agosto 1958 – Monte Argentera, Cuneo, 20 agosto 1980) e CARLO GRISOLIA
(Bologna, 29 dicembre 1960 – Genova, 29 settembre 1980), sono legati anche da
una profonda amicizia, al punto che la diocesi di Genova, caso unico nella
storia (perlomeno per due amici laici), ha aperto una causa di beatificazione
comune. Uniti nella vita, sono rimasti uniti anche nella morte (avvenuta a 40
giorni di distanza l’uno dall’altro).
Carlo è di origini bolognesi, ma la sua famiglia si
trasferisce a Genova dove conosce
il movimento dei Focolari e vi aderisce incontrando Alberto che, del suo gruppo
giovanile, era responsabile. Alberto
ha due anni in più ed è nato a Genova nel 1958 ed è
praticamente cresciuto tra i focolarini. È impegnato
in tante attività parrocchiali e di volontariato. È un leader, ha molti amici, anche tra i poveri che cerca di
aiutare. In una sua lettera scrive:
Lentamente
la mia vita sta cambiando: c’è “Qualcuno” che entra sempre più nella mia
giornata, è Gesù. Certi giorni corro per tutta la città, in qualche chiesa c’è
l’ultima messa della giornata: lì posso incontrarmi con “Lui” nell’Eucaristia;
per riuscirci esco prima dall’università, salto da un autobus all’altro; a un
tratto penso: “Alberto, un mese fa queste cose non le avresti fatte
per nessuno, nemmeno per la tua ragazza”.
Con Carlo condivide un ideale di vita e una
profonda amicizia, anche se hanno diversi interessi e carismi: ad Alberto piace
la montagna, a Carlo piace leggere, suonare e scrivere poesie; il primo è
razionale e deciso, il secondo è poetico e riflessivo. Ma tra i due si
stabilisce una profonda comunione spirituale, nel comune sforzo di “tenere Gesù
in mezzo”, al punto che ciascuno diventa reciproco sostegno nel comune cammino
verso la santità. Alberto muore a 22 anni durante una
scalata. Il giorno dopo Carlo scopre di avere un tumore devastante. Dichiara di
sentire Alberto vicino a sé e agli amici confida:
Offro la mia vita per tutti voi, ma soprattutto per l’umanità che soffre, per i ragazzi del mio quartiere, della mia parrocchia, per il mondo unito - confida agli amici, raccomandando loro - di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro.
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