(Maggiora,
Novara, 15 dicembre 1962 - 14 aprile 1986) è affetta da una malattia rarissima e invalidante. Riesce
comunque a diplomarsi e a condurre una vita serena. Particolarmente sensibile
agli altri malati, nel 1973 conosce il movimento dei Focolari che gli dona
ulteriore coraggio e spinta verso gli altri e verso Dio. A sostenere
Daniela è la fede nell'amore di Dio a cui affida tutto nella preghiera. In una
sua lettera pubblicata su Famiglia Cristiana nel novembre del 1984 scrive:
(Dio) Mi dà la possibilità di riuscire ad offrire il dolore, la croce,
quella che può essere la difficoltà di ogni giorno… questa fede in Dio mi
permette di sfruttare il dolore come una grazia, come un dono Suo che mi
consente di amarLo in modo particolare. (…) Non è semplice trascorrere ventidue
anni sulla croce, ma credo in Dio, lo amo intensamente e lo ringrazio per
avermi donato la vita, perché ogni giorno che mi regala è un'occasione in più
che ho per amarLo e servirLo.
Muore a 24 anni dopo aver
trasformato il suo capezzale in luogo di profondo incontro spirituale. Nei suoi
diari scrive:
Io non capivo il Tuo amore perché per me
significava dolore, per me erano ore di medicazione, tante rinunce, tanta
amarezza; non comprendevo, non volevo. Poi tra le lacrime ti ho detto si! Ti ho
ricevuto per la prima volta nel cuore, Ti ho parlato: no, sei stato Tu a
parlare e da quel momento Ti ho offerto il mio corpo malato, piagato,
sfigurato. Ora sono tua e nonostante le cadute, le sbandate, non mi mischierò
più alla folla, ma rimarrò ferma al centro del tuo amore.
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